Si conclude la Missione 101 di Open Arms con 299 persone salvate
La nave Open Arms si prepara per una nuova missione nel Mediterraneo centrale
Dopo 6 lunghe e complesse operazioni di soccorso in acque internazionali del Mediterraneo centrale, lo scorso 9 luglio si è conclusa la missione 101 a bordo della Open Arms
Il nostro rimorchiatore, salpato il primo luglio dal porto di Napoli, ha raggiunto in pochi giorni le acque internazionali del Mediterraneo centrale. Lì, la mattina del 6 luglio, ha effettuato il salvataggio di un'imbarcazione di legno trovata alla deriva nella zona SAR (Search and Rescue) di Malta. A bordo c'erano 110 persone, tra cui 10 donne e 32 minori, che avevano lasciato la Libia 3 giorni fa.
Mentre stavamo ultimando i soccorsi, abbiamo individuato un altro barchino di legno con a bordo 14 persone, tra cui una donna con gravi problemi di salute, partita dalla Tunisia 5 giorni prima. Dopo aver ricevuto istruzioni dalle autorità competenti, tutte le persone sono state portate in salvo a bordo della Open Arms.
Dopo poche ore abbiamo ricevuto nuovamente istruzioni dalle autorità italiane, che ci chiedevano di ispezionare la situazione di altre imbarcazioni che si trovavano a poca distanza dalla nostra nave. Arrivati sul luogo indicato, ci siamo trovati di fronte uno scenario complicato, con 6 imbarcazioni precarie, sovraccariche e in difficoltà. Su richiesta delle autorità italiane, abbiamo fornito assistenza fino all'arrivo della Guardia Costiera. Successivamente, abbiamo soccorso 4 di quelle imbarcazioni e preso a bordo altre 185 persone, che erano salpate da Sfax, in Tunisia.
Dopo i 6 soccorsi, effettuati nella stessa giornata, a bordo della Open Arms erano presenti 299 persone, tra cui 26 donne (alcune in stato avanzato di gestazione) e 89 minori (tra cui una bambina di 5 anni), in gran parte non accompagnati. I principali Paesi di provenienza delle persone soccorse erano Sudan, Eritrea, Egitto, Etiopia, Siria, Tunisia, Guinea, Costa d'Avorio, Senegal, Nigeria, Burkina Faso, Mali ed Egitto.
Nonostante la collaborazione della nostra organizzazione con le autorità italiane, il governo di Giorgia Meloni ha deciso di assegnarci ancora una volta un porto di sbarco (in questo caso Brindisi) molto più lontano da qualsiasi altro porto in Sicilia o in Calabria, regioni più vicine alla zona di intervento, nel chiaro tentativo di proseguire con la strategia contro le Ong che lavorano in mare e mostrando un totale disprezzo nei confronti delle persone soccorse in mare.
Dopo 3 giorni di navigazione, le 299 persone soccorse dalla Open Arms sono potute sbarcare in sicurezza a Brindisi.
LA TUNISIA STA DIVENTANDO UNA NUOVA LIBIA
Secondo le testimonianze delle persone soccorse da Open Arms nelle ultime missioni, la Tunisia sta diventando sempre più un inferno in terra, proprio come la Libia: espulsioni forzate, abusi, abbandono di uomini, donne e bambini nel deserto senza acqua né cibo, xenofobia e violenza da parte delle autorità nordafricane nei confronti dei migranti neri.
Ma il governo italiano e le istituzioni UE continuano a finanziare il regime tunisino e quello libico affinché facciano il “lavoro sporco”. In questo contesto, saranno sempre più le persone che nell’immediato futuro decideranno di mettersi in mare, rischiando così la propria vita, data l'impossibilità di farlo legalmente e in sicurezza. Solo quest’anno sono già più di 1.895 le persone affogate nella fossa comune più grande del pianeta.
Per questa ragione, dopo aver effettuato rifornimento e cambiato l’equipaggio, la Open Arms farà nuovamente rotta verso il Mediterraneo centrale per la Missione 102. Perché salvare vite umane e difendere la dignità delle persone in situazione di vulnerabilità è la nostra missione da ormai quasi 8 anni.
Tutto questo non sarebbe possibile senza l'aiuto e il supporto della società civile, delle persone che ci aiutano da terra, diffondendo e sostenendo il nostro lavoro. Ora più che mai abbiamo bisogno di persone come te che ci aiutino a denunciare ciò che sta accadendo nel Mediterraneo e a salvare le persone che i governi e la UE abbandonano in mare.